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​Sulla fine del Settecento, gli echi delle pestilenze che avevano spopolato le coste sarde giunsero anche nelle Barbagie e a Gavoi, che da sempre si caratterizzava per la mobilità dei suoi abitanti (dediti alla pastorizia nomade ed al commercio ambulante “Sos Zillonarzos”, che vendevano i prodotti del paese, come orbace,coltelli, finimenti, briglie e speroni, gioielli, selle ed il formaggio "Fiore Sardo") e che per questo subì questo flagello prima di altri paesi dintorno.

Ben presto la popolazione fu decimata ed alcuni gavoesi, per salvarsi, fondarono la vicina frazione di Lodine, che si accrebbe sino a divenire il centro più importante del circondario. Gavoi divenne quindi frazione di Lodine.
Successivamente, almeno qualche decennio dopo, la peste giunse anche a Lodine, mentre Gavoi si era ormai risanata, e si ebbe perciò il fenomeno contrario: da Lodine le famiglie si spostarono nuovamente a Gavoi, che riprese il controllo della zona, riducendo Lodine a frazione. 

Nell'Ottocento, la confluenza delle colline a Sud-Est del paese fu indicata dal generale Alessandro Lamarmora (che per conto dei Savoia, nuovi re di Sardegna, esplorava l'isola e ne effettuava rilevazioni geodetiche) come sede ottimale di un invaso artificiale per lo stivaggio dell'acqua potabile soprattutto proveniente dal fiume Taloro. Il progetto pare sia stato fortemente caldeggiato da un tal Piras, gavoese, al tempo medico dei Reali a Torino, ma non ebbe seguito immediato. All'inizio del Novecento, con l'introduzione dell'energia elettrica, il progetto riprese corpo e nel 1926 la società incaricata dello studio e della realizzazione acquisì un intero quartiere di Gavoi per stabilirvi i suoi uffici, iniziando poco dopo le operazioni che si sarebbero concluse in via definitiva solo dopo la Seconda guerra mondiale.
Nel dopoguerra Gavoi ebbe uno sviluppo intenso sia nelle attività tradizionali (pastorizia, artigianato, produzioni alimentari) che nei campi finanziari, in cui numerosi gavoesi raggiunsero posizioni di estrema importanza sia nelle carriere pubbliche che in quelle private, instradando poi la vispa imprenditoria locale su sentieri efficacemente vantaggiosi. Ciò si tradusse in una veloce crescita delle risorse disponibili ed in una ragguardevole capacità di investimento anche in anni di crisi generale, portando il paese a detenere quote ingenti dei possedimenti e delle aziende dell'intera regione, superando addirittura la stessa Nuoro.

Antonio Piu 2025

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